La Storia

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Cartina dell’Asia con indicate le zone tradizionali di produzione del feltro nell’antichità

Non sappiamo se i primi manufatti in feltro siano dovuti all’ingegno dell’uomo oppure alla scoperta casuale che umidità, calore e pressione mutano le caratteristiche della lana, infeltrendola.

Le fibre della lana, una volta bagnate, cominciano a infeltrirsi e restringersi in modo irreversibile; questo doveva essere un danno per i pastori primitivi, che probabilmente elaborarono un modo per usare lo stesso la lana infeltrita. Le origini di questo materiale si perdono dunque nella notte dei tempi e per questo esso viene descritto da varie mitologie; addirittura un racconto ne fa risalire la scoperta ai tempi di Noè, in quanto prodotto dalla lana che cadeva dalle pecore dell’Arca, da esse calpestata e infeltrita per l’umidità dell’ambiente chiuso.

Oltre alla mitologia, abbiamo alcuni dati certi: i più antichi reperti giunti fino a noi provengono dall’Asia Centrale e risalgono al I millennio a.C.; in quel periodo l’uomo già conosceva la tessitura, per cui si ipotizza che l’origine del feltro sia anche antecedente a questa data, essendo esso più immediato e veloce da realizzare.

I ritrovamenti più importanti si devono all’archeologo russo Rudenko, che nel sito di Pazyryk, in Siberia, scoprì alcune tombe preservatesi nel corso dei secoli grazie al ghiaccio formatosi al loro interno; i reperti risalgono al periodo tra il VII e il II secolo a.C. e comprendono arazzi, coperte, calzature, finimenti e selle, indumenti e accessori.

Il più antico ed importante esempio di feltro giunto sino a noi è proprio detto il “feltro di Pazyryk”: un grande arazzo (circa m 4,5 x 6,5) conservato al Museo Hermitage di S. Pietroburgo, su cui è rappresentata per sei volte la scena di un guerriero a cavallo che rende omaggio ad una divinità femminile.

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Foto di una “yurta”, la tenda in feltro dei nomadi asiatici.

Anche le dimore dei nomadi di quel tempo, che dovevano essere leggere e facilmente smontabili, erano rivestite di feltro, con pareti e suolo ricoperti da tappeti e i pochi utensili d’uso quotidiano trasportabili e resistenti.

Abitazioni di questo tipo, chiamate yurte, si possono trovare ancora oggi in alcune zone rurali dell’Asia (Kirghizstan, Turkmenistan, Mongolia), dove sono tuttora utilizzate tecniche antiche per realizzare feltri.

Esistono anche molte testimonianze scritte dell’uso del feltro nell’antichità, che testimoniano l’importanza attribuita nel corso dei secoli al materiale, utilizzato ampiamente per l’immediatezza di realizzazione ed il potere protettivo sia pratico che simbolico.

Nella letteratura del mondo greco-romano i riferimenti al feltro sono numerosi e testimoniano come la realizzazione di questo materiale si diffuse, attraverso i commerci, dall’Asia Centrale a quella Minore e quindi al mondo ellenico e latino. Il feltro, specie sotto forma di cappelli, è citato da vari autori classici, quali Omero, Esiodo, Platone, Erodoto, Aristofane, Senofonte, Strabone, Svetonio.

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Disegni di cappelli dell’antica Persia tratti da bassorilievi dell’epoca (VII-VI sec. A. C.).

I copricapi in feltro erano molto diffusi presso i Romani: erano addirittura una sorta di status symbol, poichè potevano essere indossati solo dagli uomini liberi ed erano ricevuti in dono dagli schiavi quando venivano liberati dalla condizione servile.

Anche dal periodo medievale ci sono giunte molte testimonianze scritte sull’uso del feltro in Asia, a cominciare da Marco Polo, ma anche da parte di altri esploratori e missionari che viaggiarono in quelle terre; notevole l’importanza che il materiale rivestiva anche presso il grande imperatore Gengis Khan, che definì i popoli mongoli unificati sotto il suo dominio come “la generazione che vive in tende di feltro”.

(Rif. al libro dell’autrice: “Il feltro, una storia di forme e simbologie”, ed. Le Arti Tessili, 2005)